Le pubbliche amministrazioni locali sono in forte ritardo sui servizi digitali offerti al cittadino, rispetto a PA più grandi. La mancanza di competenze tecnologiche e l’assenza di linee guida imposte a livello nazionale potrebbero essere la causa del problema
Solo un’amministrazione su tre è in grado di erogare servizi via web, la maglia nera va alle Province. Fanno un po’ meglio i Comuni: tra i migliori quelli di Bolzano, del Veneto e dell’Emilia Romagna.
Questo è l’allarme che arriva dal Cgia dopo un’analisi dei dati ISTAT riferiti alle tecnologie digitali degli Enti Locali.
L’amministrazione più in ritardo è la Provincia, per cui solo nel 27,1% dei casi esaminati è possibile, per il cittadino, concludere una procedura interamente online. Seguono i comuni, per cui il 33,9% sembra più preparato e infine le Regioni, che arrivano al 59,1%.
Numeri comunque troppo bassi per essere accettabili in un’epoca di cambiamento digitale avanzato, in cui gli utenti sono sempre più tecnologici e hanno poco tempo per gestire una burocrazia lenta e fatta “di carta”.
Il passaggio dall’Amministrazione analogica all’Amministrazione digitale è ascrivibile non soltanto agli aspetti tecnologici, ma soprattutto a quelli organizzativi e culturali. Un’amministrazione “in rete” richiede infatti prima di tutto una trasformazione culturale. Secondo il professor Limone, che ha parlato durante il seminario “Policy di amministrazione digitale locale: modelli di innovazione organizzativa” organizzato dalla Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica, la nostra PA è 28 anni in ritardo sulla semplificazione amministrativa e 12 sull’applicazione del Codice dell’Amministrazione digitale.
Serve quindi una formazione estesa e costante delle piccole PA, che non solo devono essere seguite in questo percorso di digitalizzazione, ma devono essere soprattutto guidate nelle scelte.
Anche i budget a disposizione di molti Enti non sono sufficienti a garantire un’informatizzazione dei servizi così estesa.
È sufficiente guardare i siti web di molte PA per capire quanto siano indietro rispetto ai privati. Il sito, ricordiamolo, è il primo biglietto da visita di ogni Ente o azienda, ed averlo adeguato, non solo agli standard AGID, ma anche alle aspettative di un utente, potrebbe renderlo un punto di incontro diretto ed essenziale tra la Pubblica Amministrazione e il cittadino.
Niente di nuovo quindi rispetto a quanto emerso dai dati del DESI pubblicati a maggio: l’Italia è 25esima in una classifica di 28 Paesi, per quanto riguarda i servizi digitali della PA.
In generale nemmeno l’Europa è messa benissimo ma questo proprio a causa del freno derivante dai risultati dei paesi “a medio rendimento” (Spagna, Austria, Malta, Lituania, Germania, Slovenia, Portogallo, Repubblica Ceca, Francia e Lettonia) e dei paesi “a basso rendimento” (Slovacchia, Cipro, Croazia, Ungheria, Polonia, Italia, Bulgaria, Grecia e Romania). Ottimi invece i risultati di Danimarca, Finlandia, Svezia ed Olanda, che sembrano stare al passo dei leader mondiali.
Per supportare i nostri clienti in questa fase di digitalizzazione abbiamo studiato le Linee Guida di design per i siti web della PA e abbiamo realizzato soluzioni fliessibili e sostenibili anche dai piccoli enti. Vuoi saperne di più?